Il modello Spotify può funzionare per gli ebook?

L’editoria è alla continua ricerca di nuovi modelli di business e confida nel digitale per rilanciare il settore. Ormai le abbiamo sentite un po’ tutte: c’è chi scommette sul bundling tra cartaceo e digitale, chi propone un modello pay-as-you-read e non mancano le startup che si contendono il titolo di ‘Spotify per gli ebook’.

Se avete provato Spotify, saprete quanto è comodo; con 10 euro al mese si può scegliere tra milioni di brani e ascoltare musica senza limiti, in streaming e offline, da qualsiasi dispositivo. Questo modello ha un nome un po’ infelice: all-you-can-eat, come i buffet, ma non è difficile comprendere il motivo del suo successo. Persino Google ha recentemente lanciato il proprio servizio di streaming musicale con abbonamento, mentre già da diversi anni sono attive negli Stati Uniti piattaforme come Netflix e Hulu, che applicano la stessa formula ai contenuti video. Era solo una questione di tempo prima che qualcuno decidesse di fare lo stesso con gli ebook.

La prima a provarci è stata la startup danese Mofibo, che lo scorso giugno ha lanciato un servizio di ebook in abbonamento. Successivamente è nata Oyster e pochi giorni fa anche Scribd, la popolare piattaforma per la condivisione di documenti digitali, ha annunciato il lancio del suo ‘Spotify per gli ebook’.  Il costo mensile di questi servizi si aggira intorno ai 10 dollari, una cifra abbastanza ragionevole. Sembrerebbe un ottimo affare per gli amanti di libri... ma è davvero così conveniente?

Dipende. Per quanto riguarda il mercato americano, potrebbe non esserlo. Secondo i dati Pew, solo tre quarti degli americani hanno letto almeno un libro lo scorso anno, e tra questi, il numero medio dei libri letti oscilla tra 5 e 6. Poiché il prezzo medio dei bestseller in formato ebook negli USA è di 6.33 dollari, mentre il prezzo più alto è di 14.99 dollari, alla maggior parte dei lettori americani conviene molto di più acquistare gli ebook singolarmente, piuttosto che sottoscrivere un abbonamento da 10 dollari. Facendo un rapido calcolo, se prendiamo il prezzo massimo pagato per ciascun ebook e lo moltiplichiamo per 6, otteniamo una spesa annuale di circa 90 dollari, che è comunque inferiore al costo di un abbonamento a Oyster ($9.95/mese) per un anno.  

Attualmente, sia Mofibo che Oyster limitano il servizio entro i propri confini nazionali, ma operassero in Italia non troverebbero certo un contesto più favorevole. Anzi, i dati sulla lettura nel nostro Paese sono ancora meno incoraggianti; se tre quarti degli americani hanno letto un libro nel 2012, solo il 46% degli italiani ha fatto lo stesso. E tra coloro che hanno letto almeno un libro, solo il 18,4% dei nostri connazionali può considerarsi un lettore a tutti gli effetti, per aver letto più di 3 libri in un anno.

Infine c’è un’altra questione; quella del catalogo. Mentre Spotify, grazie agli accordi con le major, permette di accedere a un catalogo praticamente sterminato di brani, è molto improbabile che si ottenga lo stesso risultato con gli ebook. Le case discografiche appoggiano Spotify perché piace ai teenager; è un compromesso che permette loro di guadagnare su una fascia della popolazione che, altrimenti, ricorrerebbe al download illegale per soddisfare i propri bisogni. Ma i lettori di ebook sono adulti che possono spendere per acquistare libri e solo raramente scaricano copie pirata; le case editrici non hanno motivo di aderire a uno ‘Spotify per gli ebook’, per molte non sarebbe conveniente da un punto di vista economico.

È probabilmente questa la ragione per cui Mofibo, Oyster e Scribd fanno fatica ad attrarre i cosiddetti big five dell’editoria. In un articolo su Digital Book World, Andrew Rohmberg suggerisce che il modello Netflix potrebbe adattarsi all’editoria molto meglio di quello ‘all inclusive’ di Spotify:

Netflix è passata da un modello del tipo “guarda tutti i film che vuoi” a offrire una selezione di contenuti premium autoprodotti, accanto a contenuti long tail come serie tv e vecchi film. [...] Servizi come Oyster potrebbero evolversi per diventare come Netflix, con contenuti di qualità prodotti in proprio, magari in collaborazione con Wattpad, e un catalogo limitato.

In altre parole, la soluzione vincente per questo genere di servizi potrebbe essere quella di puntare su una selezione di titoli del catalogo, piuttosto che sui più recenti bestseller – una scelta che potrebbe attrarre gli editori – e di mantenere costi contenuti per i lettori, perché trovino conveniente sottoscrivere un abbonamento.

Pensi che un modello di questo tipo possa funzionare per l’editoria? Ma soprattutto, credi che abbia senso offrire un servizio all-you-can-eat per gli ebook?


 

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Dalla carta ai bit. La svolta digitale nell’editoria