Libri di testo in eBook? Meglio il libro di carta usato...

In aula con gli ebook, ma la scuola non è pronta


La scuola è iniziata da poco, ma il web è già pieno di articoli sui libri di testo digitali. Da quest'anno, infatti, è entrato in vigore il provvedimento del Miur secondo il quale diventa obbligatoria l'adozione di testi scolastici digitali o misti (ovvero cartacei con approfondimenti e contenuti digitali). “Con questo processo la spesa per le famiglie si potrà ridurre a un decimo. E ciò che risparmieranno potrà essere utilizzato per comprare tecnologia. Per dotare ogni ragazzo di un computer”, ha commentato il ministro Profumo, ma quanto c'è di vero in questa affermazione?


L'eBook tra mito e realtà

Secondo un sondaggio di Skuola.net, il risparmio effettivo si aggirerebbe intorno al 15% della spesa totale. La differenza di prezzo tra cartaceo e digitale è poco significativa, si va dai 2 ai 5 euro, con evidente svantaggio dei libri elettronici che, pur costando all'incirca la stessa cifra, presentano non poche limitazioni nell'utilizzo. Fabrizio Venerandi di Quintadicopertina scrive un post interessante sulla sua esperienza di genitore alle prese con gli ebook scolastici; dopo un'estenuante ricerca è costretto ad arrendersi al fatto che materiali consultabili per 1825 giorni esatti dalla data di scaricamento, e che per di più sono impossibili da stampare o copiare, offrono ben pochi vantaggi rispetto ai tradizionali libri di testo.

Verso il libro "disaggregato"

In questo scenario i libri misti sembrerebbero un'ottima idea per coniugare il vecchio e il nuovo, se non fosse che per accedere ai contenuti digitali è obbligatorio acquistare la versione cartacea completa del libro, che contiene tutte le credenziali per accedere all'area online dedicata. Se una magra consolazione c'è, è che non si tratta di un problema tutto italiano. Caroline Vanderlip, CEO di SharedBook, descrive uno scenario non molto diverso in un articolo intitolato Going Digital ≠ Lower Textbook Prices. Vanderlip afferma che la forma sotto la quale un testo si presenta non è l'unica cosa che influisce sul prezzo, bisogna considerare, ovviamente, anche il costo della produzione dei contenuti. Benché si parli molto di open educational resources, sarebbe difficile immaginare un improvviso passaggio dal tradizionale modello editoriale all'uso nelle scuole dei soli materiali gratuiti e aperti. D'altro canto, quante volte siamo stati costretti ad acquistare costosi testi scolastici per poi studiarne solo una parte? Un possibile compromesso è quello di disaggregare i contenuti, permettere cioè che siano gli insegnanti a stabilire una proporzione tra i materiali educativi commerciali e open che intendono utilizzare. Occorre svincolarsi dalla concezione di libro di testo come blocco unico e favorire l'integrazione tra risorse differenti per la creazione di percorsi di apprendimento personalizzati.

Gli editori, tra innovazione e resistenza al cambiamento

Forse la “disaggregazione” potrebbe funzionare anche per gli editori italiani, che lamentano a loro volta un aumento della spesa per la produzione di testi digitali: “Si pensi soltanto alla realizzazione dei video – spiega Marco Griffa di Loescher – o degli esercizi interattivi, al costo dell'hardware per gli spazi disco, o a quello del software per implementare determinate piattaforme. Dobbiamo predisporre la vendita online, e anche questo comporta delle spese ulteriori. Il tutto, senza poter scaricare costi sul prezzo di copertina”. Secondo Giuseppe Ferrari di Zanichelli: “È la solita idea per cui tutto ciò che è online deve essere per forza gratis, ma dietro c’è un lavoro enorme”. Se gli insegnanti fossero meno vincolati nella scelta, ma soprattutto se fossero maggiormente propensi all'impiego di nuove tecnologie e metodi educativi innovativi, magari gli editori potrebbero dare ai loro contenuti multimediali il prezzo che ritengono opportuno e lasciare che sia il docente a decidere di volta in volta se affidarsi alla cura editoriale o avvalersi delle risorse gratuite già presenti in rete.

Ma ci sono problemi ben più profondi; la scuola italiana è vecchia fin nelle radici. Ben vengano le case editrici che, pur lamentandosene, investono nell'innovazione e nella creazione di contenuti multimediali ad hoc, ma per altre quella dei testi scolastici digitali è solo un'operazione di facciata. Alcune, come si legge nel post di Venerandi, si sono limitate a vendere la versione Pdf dei testi in catalogo, senza modificarne neppure una virgola, a un prezzo lievemente inferiore a quello dell'edizione cartacea. Altre hanno commercializzato presunte versioni miste, i cui approfondimenti online sono di fatto inesistenti. E poi abbiamo un corpo docente resistente all'innovazione; ho sentito storie di professori che si trovano nell'impossibilità di utilizzare il registro elettronico (anch'esso obbligatorio da quest'anno) perché non sono in grado di accendere un computer e si rifiutano di imparare (ma anche sull'sabilità dei registri elettronici ci sarebbe molto da dire). Inoltre, stando ai dati di Skuola.net, nonostante l'obbligo di utilizzare esclusivamente testi digitali o misti, nella quasi totalità dei casi tra i libri in adozione figurava almeno un testo disponibile solo in formato cartaceo.

Cosa fare in attesa del vero libro di testo digitale?

Per concludere, gli ebook, almeno a scuola, non costano meno e di certo non consentono quel risparmio che il ministro Profumo vorrebbe far credere. Le famiglie desiderose di fare economia farebbero meglio a ricorrere ancora una volta ai libri usati se vogliono fare in modo che la spesa subisca riduzioni significative...


Sara Basciani @cabinablu